Devo dire molto sommessamente che, per un napoletano come me,
rappresentare Pulcinella è fonte di orgoglio e, al tempo stesso, di timore.
L’orgoglio nasce dal motivo che, questa figura affonda le sue radici nella cultura partenopea – qualcuno la fa risalire addirittura alle “Fabule Atellane” quale discendente di “ Maccus” (M. Bieber) –inventata e sviluppata a Napoli dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del cinquecento. Quindi,
il tratto storico, antropologico, letterario e culturale che Napoli ha rappresentato nei secoli a venire, soprattutto nell’arte teatrale e non solo, fanno di questo personaggio un emblema che racchiude dentro e fuori di sé uno spaccato del grande patrimonio artistico di questa città.
Il timore è dettato da un sentimento di gratitudine verso illustri artisti che hanno vestito i panni di Pulcinella nel corso dei secoli e mi riferisco a:
Andrea Calcese (1618); Michelangelo Fracanzani (1685); Vincenzo Cammarano (1712); Filippo Cammarano (1737); Pasquale Altavilla (1806) che lavorò accanto ad un altro grande Pulcinella, Salvatore Petito padre del più noto ed il più grande di tutti i tempi, Antonio Petito (1822-1876).
Da ricordare inoltre: Salvatore De Muto, Eduardo De Filippo, Nino Taranto, Gianni Crosio e per finire Massimo Ranieri e Massimo Troisi. (timore giustificato, credo!)
Petito nutriva un grande interesse per la Commedia dell’Arte cinquecentesca,
ne era profondamente innamorato, riuscì a modificarne gli aspetti e le caratteristiche, sviluppando un linguaggio nuovo che arrecò alla maschera un maggiore spessore psicologico… facendo
del “ Carpe diem” e “ dell’arte di arrangiarsi” una vera filosofia di vita.
Attento osservatore degli usi e costumi della società, fu il primo attore comico a capire l’importanza del testo scritto: il copione.
Mario Ercole
![]() |
![]() |
---|