VII RASSEGNA DEL DRAMMA ANTICO
Regia di Lugi Guaineri
“ Evviva! O inganno sovrano di ogni cosa!” esclama Strepsiade,
il pur timorato degli dei contadino ateniese, protagonista
delle Nuvole di Aristofane (423 a.C.), quando ha la conferma che
al figlio Fidippide è riuscito quello che per lui non è stato possibile,
per difetto d’ingegno piuttosto che per eccesso di moralità:
imparare il “Dicorso Ingiusto” alla scuola di Socrate, il cosiddetto “pensatoio”,
al fine di avvalersi di questa sapienza dialettica per tacitare i creditori
che non gli danno tregua, vista la smodata e costosa passione per i cavalli
che ha il giovane, così diverso dal padre morigerato e risparmiatore,
e purtroppo così simile all’ aristocratica madre.
Il Socrate bersaglio della corrosiva comicità di Aristofane è ben diverso
da quello di Platone o di Senofonte, che del filosofo furono ammiratori e discepoli:
su una cesta a mezz’aria tra cielo e terra indaga i misteri della natura
(ad esempio, la misura … del salto della pulce) e insegna a rinnegare le false divinità
(“Quale Zeus? Non dire sciocchezze! Nemmeno esiste Zeus” v. 367 )
in nome di quelle onorate nella sua scuola: “il Caos, le Nuvole” -
che con bella invenzione fantastica costituiscono il coro della commedia e le danno il titolo – “ e la Lingua” (v.424). E sono proprio le “tecniche nuove” della parola e del ragionamento capzioso che Fidippide apprende dal “ Discorso Ingiusto”, che in uno scontro dialettico ha costretto alla resa il “Discorso Giusto”, difensore della giustizia e dei modelli educativi del passato. “Ti riporterai a casa un abile sofista!”: così viene assicurato a Strepsiade che a tale maestro ha affidato il figlio con ammirata fiducia, destinata tuttavia a svanire di lì a poco, quando Fidippide, forte delle sue nuove capacità argomentative, alzerà le mani su di lui e si preparerà addirittura a farlo sulla madre. A questo punto Strepsiade, deciso a vendicarsi, correrà a incendiare il tempio della moderna paideia, la scuola di Socrate. E con le fiamme che si alzano dal “pensatoio” si chiude la commedia.
a cura di
Antonella Alvino