dal 28 al 31 Marzo - LE BACCANTI - h 21,00
Compagnia Anime Antiche
Regia Filippo Usellini, Enrica Barel
Con: Alice Arioli, Anna Penati, Barbara Galli, Cesare Musi, Davide Candelli, Elisa Cavallo, Francesco Segoni, Giovanna Mariotti, Giovanni Casalucci, Lorena Gaiara, Maria Gemiti, Nazzareno Patruno, Rossella Toti, Sergio Cantinazzi
il Teatro Anime Antiche presenta una riduzione e adattamento della tragedia greca di Euripide, le Baccanti, dedicata alle vicende del culto di Bacco, Dioniso, nella città di Tebe. Sono passati più di 2400 anni dalla prima rappresentazione dell’opera che durava diverse ore e poteva indurre in chi vi assisteva il fenomeno della catarsi, cioè eliminazione delle impurità e dei gravami dello spirito. Oggi, la frenesia della società contemporanea rende estremamente difficile una fruizione integrale del testo originale e allora si è cercato di portare alla luce in meno di un’ora una sintesi della tragedia, rispettando i punti fondamentali della storia e cercando di dare vita in qualche istante all’essenza della tragedia greca, il Coro e il Tragico.
Il primo è la base di ogni arte performativa dove si possono riflettere tutte le dinamiche della vita, mentre il secondo è quella dimensione umana, estrema e terribile dove si intrecciano l’alto e il basso, le responsabilità singole e collettive, e le fatalità inesorabili a cui tutti siamo sottoposti che possiamo rifiutare e combattere in modo drammatico, oppure accettare in modo degno e luminoso, tragico.
Ecco un riassunto delle vicende narrate nell’opera:
Dioniso, dio del vino, del teatro, dell’ebbrezza fisica e mentale, era nato dall'unione tra Zeus e Semèle, donna mortale. Tuttavia le sorelle della donna avevano sparso la voce che lui in realtà non era stato generato da Zeus ma da una relazione tra Semèle ed un uomo mortale e la storia del rapporto con Zeus era servita solo per mascherare quel rapporto amoroso; in sostanza, esse negavano la natura divina di Dioniso, considerandolo un uomo comune.
Nel prologo, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per punire la città di Tebe e convincere la popolazione che lui è un dio e non un uomo. Per far questo, ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane che fuggendo sul monte Citerone per celebrare riti in suo onore diventano quindi sacerdotesse di Bacco (detto anche Bromio, che significa rimbombo). Tra queste c’è anche la sorella di Semèle, Agave, madre del re di Tebe, Penteo.
Questi atti misteriosi sono “mali straordinari” per Penteo che considera Dioniso un ciarlatano arrivato a Tebe con una trappola ideologica solo per adescare le donne. Invano Cadmo, nonno di Penteo, e Tiresia, indovino cieco, tentano di persuadere il re ad accogliere Dioniso come un dio membro della sua stessa famiglia. Penteo, per dare una prova di forza, fa imprigionare lo stesso Dioniso che si lascia catturare volutamente per poi scatenare sulla città un terremoto che gli permette di liberarsi dalle catene. Il re decide allora di attaccare le Baccanti con l’esercito ma prima di dare l’ordine, Dioniso riesce a convincerlo con la sua arte a mascherarsi lui stesso da baccante per poter spiare di nascosto le sue donne e rendersi conto della loro innocenza.
Condotto dal dio sui pendii del Citerone, Penteo pagherà cara l'arroganza con cui lo ha trattato.