di Visconti, Rapisarda, Arena
regia Fabrizio Visconti
con Rossella Rapisarda e Salvatore Arena
Trilogia dell’esilio- atto primo: l’esilio dell’anima
Mario e Giulia, dieci anni divisi, come la famosa Odissea omerica. Mario e Giulia
altro non sono che Ulisse e Penelope moderni. Fotoreporter lui, casalinga lei.
Ognuno non sa più niente dell’altro.
Il primo viene inghiottito dalla guerra di Bosnia, che lo segna nel profondo,
ricercando chi non c’è più negli oggetti che ha lasciato sulla via di fuga. Giulia di contro,
lo attende mantenendo inalterati i riti e gli oggetti della loro vita comune;
una quotidianità negata ma costantemente ricercata: testimonianza di ciò
è la tavola che apparecchia accuratamente ogni giorno.
Fabrizio Visconti, con questa opera dedicata alla vita del fotografo Ziyah Gafic,
che in Bosnia ha raccolto con i suoi scatti migliaia di oggetti e frammenti di vita
appartenuti alle vittime della pulizia etnica, vuole rappresentare l’esilio dell’anima
dell’uomo moderno e “il desiderio irrealizzabile di una quotidianità normale,
continuamente violata dalla vita”.
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